Un cerchio nel mirino, cinque cerchi come obiettivo

ARTICOLO APPARSO SULLA LAREGIONE DEL 3 GIUGNO 2024 – AUTORE MORENO INVERNIZZI

Massima concentrazione: a questi livelli ogni errore si paga a caro prezzo

Ventiquattro anni dopo Ansermet, un altro ticinese mira al bersaglio olimpico, Jason Solari. ‘Ai Giochi non vado per fare la semplice comparsa’

Chissà, forse sarà una semplice coincidenza. Oppure un segno del destino. Lui, Jason Solari, è nato l’8 gennaio 2000. L’anno in cui, una manciata di mesi più tardi, a Sydney, il luganese Michel Ansermet regalava al Ticino una medaglia olimpica nel tiro (argento con la pistola a 25 m). Ventiquattro anni dopo (e cinque edizioni dei Giochi più tardi), il Ticino tornerà a vivere altre emozioni olimpiche, strizzando, perché no, anche l’occhio alla finale che assegnerà le medaglie. Stavolta grazie, appunto, al 24enne di Malvaglia, nella pistola a 10 m. «A Parigi non vado per fare la ‘comparsa’, ma per mirare al centro del bersaglio», afferma subito in entrata di chiacchierata. Già, ma come ci è arrivato Jason Solari sulla via del poligono di Châteauroux, cittadina a circa 250 km a sud di Parigi, nel cuore dell’Esagono, sede delle gare olimpiche di tiro? «Quando ho preso per la prima volta in mano la pistola, spinto da un amico che già si cimentava col tiro sportivo, è stato amore a prima vista».

Che abbia i ‘numeri’ per fare bene lo attestano i risultati collezionati in dodici anni di competizioni. Fra cui spiccano il secondo posto alla Festa federale del tiro nel 2012, il successo a quella del 2014 e il primo titolo di campione svizzero nel 2016 (poi rivinto a più riprese). «Nel 2016 sono stato ammesso nei quadri regionali di tiro, e l’anno seguente in quelli nazionali. Nel marzo del 2018 ho poi ottenuto la qualifica per i Giochi della gioventù, laureandomi primo nella categoria giovani agli Europei. Sono poi stato una volta sesto e una decimo ai Mondiali juniores». Benché il bersaglio sia costituito da dieci cerchi concentrici, il suo di bersaglio ha da sempre… i Cinque cerchi intersecanti che rappresentano la ‘griffe’ della competizione delle competizioni: «Le Olimpiadi sono sempre state un mio pallino e una mia ambizione, praticamente da quando ho cominciato a sparare». U n’ambizione che ora sta per diventare realtà… «A dirla tutta, forse si sarebbe potuta concretizzare già tre anni fa, a Tokyo (nell’edizione posticipata di un anno a causa della pandemia, ndr), ma il coronavirus ha scombussolato un po’ tutti i piani. In quei due anni durante i quali siamo stati confrontati con il virus e tutti gli annessi e connessi, il mondo, e non solo quello sportivo, si è come fermato. O, almeno, ha rallentato. C’erano poche gare, e gli allenamenti erano pure condizionati dalle strette misure imposte dal protocollo sanitario. In queste condizioni è difficile creare le premesse per fare quell’ulteriore ‘step’ per poter calcare la ribalta olimpica con la giusta carica. Ma stavolta ci siamo: tutto è andato per il verso giusto e dunque ci sono le premesse ideali per andare a Parigi con il pieno di fiducia». Anzi, a Châteauroux… «Effettivamente saremo un po’decentrati rispetto al fulcro di queste Olimpiadi, e un po’ mi spiace, perché respireremo solo parzialmente quell’aria speciale che si porta appresso una manifestazione come questa. Anche il poligono dove si svolgeranno le nostre gare, poi, sarà relativamente piccolo, con posti molto limitati per il pubblico. Ma sicuramente sarà qualcosa di grandioso! Un po’ di queste emozioni le avevo del resto già vissute a Buenos Aires nel 2018, in occasione dei Giochi della gioventù». Che tra l’altro non erano affatto andati male per il bleniese… «No, per niente: in quell’occasione mi ero piazzato terzo». Il ‘pass’ per Parigi 2024 l’ha ottenuto in virtù del sesto posto ai Mondiali di Baku dello scorso agosto, occasione in cui Jason ha pure fatto segnare il suo record personale in una competizione ufficiale (585 punti, contro quello ‘ufficioso’, analogo a quello svizzero, di 589, stabilito nell’ambito di un meeting ArgeAlp). Parliamo di aspettative: a Parigi cosa ci sarà nel mirino? «Non voglio caricarmi di inutili pressioni, ma non ho problemi a dire che ai Giochi vado per fare bene, per fare il risultato. La medaglia? Sì, com’è giusto che sia, una medaglia è un obiettivo. Poi, ovviamente, non dipende solo da me…».

A giugno, Jason Solari sosterrà una sorta di prova generale a Monaco nello stesso poligono che a inizio anno l’aveva visto vincere una gara internazionale. «Sì, sicuramente un bel piazzamento sarebbe di buon auspicio, anche se da lì alle Olimpiadi, di lavoro ce ne sarà ancora parecchio da fare». Sport e lavoro, lavoro e sport. Sebbene i risultati sportivi lo collochino a ridosso della top-10 mondiale di chi pratica questa disciplina, per Jason queste due realtà vanno ancora di pari passo: «Ho la fortuna di avere un datore di lavoro (la Otm di Malvaglia) che mi permette di lavorare al 50% e mi concede tempo a sufficienza per allenamenti e gare, ma non sarebbe pensabile smettere completamente l’attività professionale per dedicarmi unicamente allo sport. Ora mi alleno tre volte alla settimana, dalle 3 ore, 3 ore e mezza al giorno, per una media di circa 150 colpi ogni sessione. Certo, poi un evento come le Olimpiadi rappresenta un’eccezione, e da giugno in avanti trascorrerò due mesi in grigioverde, nell’ambito di un corso di ripetizione per sportivi d’élite, cosa che mi permetterà, in quelle settimane, di dedicarmi esclusivamente alla preparazione dei Giochi. In vista ci saranno anche due ulteriori campi di allenamento, uno in Francia, a Bordeaux, e un altro qui, in Ticino, per focalizzarmi al meglio sulla gara di Parigi». Ci sono rituali scaramantici o gesti particolari che Jason Solari osserva prima di una competizione? «No, nulla di particolare, ma sono una persona particolarmente metodica: mi piace seguire la mia routine prima di ogni gara. È essenziale, affinché ogni cosa sia al suo posto, in modo da poter competere con la testa sgombra da altri pensieri».

L’allenatore

‘Vuol vincere tutto. Foss’anche una briscola’

«Per sua indole, Jason è un atleta che vuole sempre vincere: che si tratti di una gara o di un semplice allenamento con altri tiratori, il carattere competitivo non gli manca, foss’anche per una semplice partita di briscola – racconta il suo ‘storico’ allenatore Mauro Biasca –. Qualità che può essere un pregio ma, ovviamente, può anche rivelarsi controproducente: a volte occorre capire quando è il momento di attaccare e quando invece quello di rimanere un po’ più tranquillo. Quando ho iniziato a lavorare con lui, sette anni fa, era come un pezzo di lava, molto ‘bollente’, ora, invece, è diventato un atleta molto più riflessivo e… centrato, pur mantenendo intatta, e questo è un bene, la sua spiccata propensione alla ricerca del successo. Ha ancora un discreto margine di miglioramento, ma dal profilo mentale ha raggiunto quel grado di maturità che si può reputare molto buono: l’anno scorso ha chiuso all’undicesima piazza nel ranking mondiale, posizione che occupa tutt’ora, e adesso è pronto per fare un ulteriore step». Quando è che Mauro Biasca ha visto in Jason i requisiti validi per andare alle Olimpiadi? «Fin da subito. Chiacchierando con lui, già nei primissimi allenamenti, ho capito che era un giovane che aveva ambizione: cercava ogni volta di dare il massimo (magari non sempre con dei buoni bilanciamenti), segno evidente che la tempra giusta c’era. Un po’come un diamante grezzo, che piano piano andava tagliato affinché rivelasse tutto il suo splendore. Siamo ancora in corso d’opera, ma ci stiamo arrivando. Una delle prime domande che pongo ai giovani quando inizio a lavorare con loro è: ‘Qual è il tuo obiettivo?’. Molti restano sul vago, quasi avessero timore che, menzionandola, la loro aspirazione possa diventare un assillo. Jason, invece, è andato dritto al bersaglio e mi ha detto: ‘Voglio andare alle Olimpiadi’». E voilà… Il fatto di aver staccato il pass per Parigi già un anno fa ha sicuramente aiutato a pianificare al meglio la marcia di avvicinamento a questa scadenza: «Non ci fosse riuscito a Baku lo scorso agosto, avrebbe avuto l’opportunità di riprovarci agli Europei 2024 e pure con le gare di qualifica di Rio. Toglierci il peso con un anno d’anticipo ci ha però permesso di snellire un p o’ il calendario degli appuntamenti. In più, in Azerbaigian ha davvero disputato un’ottima gara, come testimonia il record personale stabilito in quell’occasione, e che per lunghi tratti l’aveva visto occupare anche la terza posizione, prima di chiudere sesto». Cosa resta da fare prima di Parigi? «Jason sa perfettamente cosa fare e come farlo, ora è prioritario creare le premesse per poterci riuscire con la massima calma, per cui nelle prossime settimane andremo a lavorare essenzialmente sulla corretta ‘centratura’ delle sensazioni e sui tempi di recupero, perché il tiro è uno sport che a tutti gli effetti può rivelarsi molto affaticante a livello mentale. Per ricreare un po’ di quella tensione che si percepisce in occasione delle gare, nei campi di allenamento che abbiamo previsto da qui a Parigi 2024, Jason sarà confrontato con altri atleti professionisti di alto livello». Proprio l’anno in cui nasceva Jason Solari, il 2000, il Ticino respirava gloria olimpica grazie al polso fermo di Michel Ansermet… «Io e Michel abbiamo sparato anche assieme in squadra, con la pistola a 25m tiro rapido. Jason non lo ha mai conosciuto di persona, ma sa del suo exploit attraverso i miei racconti. Sì, è singolare questa coincidenza nelle date… Chissà, magari può essere di buon auspicio. I numeri per fare bene li avrebbe, ora però occorre sfruttare al meglio le settimane di lavoro che ci separano dai Giochi».

Fari puntati sul 28 luglio

Le date da annotare in agenda per Jason Solari sono quelle di sabato 27 e domenica 28 luglio, giorni in cui si terranno rispettivamente qualificazione e finale della pistola 10 m. A spiegare gli estremi di come si articola una gara di tiro a chi non è esperto della disciplina è Mauro Biasca. «Il giorno che precede le qualificazioni è riservato alla familiarizzazione con il poligono. L’atleta ha un’ora di tempo per prendere confidenza con la sua linea di tiro, indicativamente nello stesso orario in cui competerà, in modo da ricreare nel limite del possibile le medesime condizioni della gara. E qui può allenarsi liberamente: non ha limiti di colpi, anche se non per forza deve spararne. A Baku, quando ha realizzato il suo record personale, Jason ha ad esempio sparato unicamente ‘a secco’, allenando dunque solo il gesto tecnico».

La gara vera e propria si articola invece su due fasi, una per giornata. «Nella prima ci sono le qualificazioni: ogni concorrente deve sparare 60 colpi in 75’. Contrariamente al fucile, nella pistola in questa fase non vengono contemplati i decimali, per cui ogni minima sbavatura può costare caro, basti pensare che un errore di mezzo millimetro (che con il fucile equivarrebbe a 9,9 punti) si tradurrebbe in un ‘semplice’ 9. Per rendere l’idea, a livello internazionale una serie di 10 colpi, per essere ritenuta buona, deve tradursi in 97-98 punti (su 100). Di conseguenza, per qualificarsi per la finale (a cui sono ammessi i primi otto della classifica), si devono mettere a preventivo 583 punti. A parità di punti, vengono pure conteggiati i centri ‘pieni’ (le ‘mouche’)».

Ed eccoci al momento della verità: la finale. «Dove, diversamente dalle qualificazioni, vengono conteggiati anche i decimali. Allo start del direttore di gara, si hanno a disposizione 250” per i primi 5 colpi. Con la medesima modalità si procede poi a un’altra serie. Dopodiché iniziano le serie di colpi singoli: due in 50”, al termine dei quali l’ultimo della classifica parziale viene eliminato. Altri due colpi in 50” e nuova classifica parziale, con l’eliminazione dell’ultimo della graduatoria. Si prosegue così fino al 21esimo e al 22esimo colpo, al termine dei quali si conosceranno i nomi dei medagliati. Il 23esimo e il 24esimo colpo definiranno poi a chi andranno oro e argento olimpici. In tutto, la finale dovrebbe all’incirca durare un’abbondante mezz’ora».


Allegato

Lascia un commento